martedì 11 gennaio 2011

"Rivoluzione sfinterica"... Sorge il concetto di indipendenza nel bambino.

Fino a questo punto abbiamo parlato del controllo sfinterico come un meccanismo fisiologico, una pratica, un momento delicato, una tappa importante ed essenziale nel percorso di crescita di un bambino. L'importanza che viene attribuita a questa conquista è tale, tanto da divenire molto spesso motivo di vanto e fonte di orgoglio per mamme e papà. Proprio per questo a volte i genitori (non tutti ovviamente), presi dalla smania di voler emancipare il proprio bambino, tendono ad anticipare il fatidico momento o a esercitare pressioni sul bimbo commettendo così dei gravi errori. Si è detto più di una volta che non è semplice capire quando il bambino sia pronto oppure no, ma non è così difficile capire che è lui il "protagonista" e che dobbiamo rispettare i suoi tempi.
Il controllo degli sfinteri dunque deve essere una conquista che parte dal bambino e non dagli adulti che gli stanno attorno, quest'ultimi infatti lo potranno motivare e affiancare ma non potranno mai sostituirsi a lui. Se ciò avvenisse, nel bambino non sorgerebbe quel concetto di indipendenza che va di pari passo ad un'efficace educazione sfinterica. Quando all'inizio, infatti, abbiamo introdotto il tema del controllo sfinterico parlandone come di una tappa importante ed essenziale, intendevamo riferirci alla rilevanza che esso assume in primis  nella vita dei bambini e poi secondariamente nella vita dei genitori. A volte però questo non succede e sono gli adulti a prendere il sopravvento quando invece bisognerebbe fermarsi e chiedersi che cosa rappresenta questa fase per il bambino e come quest'ultimo si rapporta in merito ad essa.
Foto: la Presse
Da un punto di vista psicologico, l'atto del controllo determina nel bambino una sorta di "rivoluzione" ed implica una ridefinizione di tutto ciò che il bambino è stato fino a quel momento e di tutto ciò che gli adulti fino a quel momento hanno significato per lui. Il bambino a questo punto è spinto a mettersi in discussione, in quanto è invitato a riconoscersi come entità separata dalla figura di riferimento (la madre o l'educatrice) e ad abbandonare il pannolino. Ovviamente il bambino andrà accompagnato gradatamente verso queste due grandi conquiste. Per quanto riguarda la prima si vuole porre in evidenza il fatto che il bambino, nonostante possa costantemente fare affidamento al proprio caregiver necessita di staccarsi da lui e cercare la propria indipendenza. Con ciò s'intende dire che il bambino non deve più aspettare che l'adulto si sostituisca a lui rispondendo a i suoi stimoli, perché sarà il bambino stesso che imparerà a riconoscerli e a fornire autonomamente de "feedback"corretti e tempestivi. Per quanto riguarda la seconda, ciò che si vuole evidenziare è il fatto che il bimbo nel momento in cui abbandona il pannolino, comincia fare affidamento sulle proprie capacità anziché su un oggetto esterno. Un po' alla volta capirà che per soddisfare i suoi bisogni e gestire le proprie funzioni, dovrà mettersi in ascolto del proprio corpo e riconoscerne gli eventuali stimoli.  Proprio perché allora non si sta parlando di un semplice meccanismo ma di qualcosa che va al di là di questo, il bambino in questa fase non si stacca semplicemente dal pannolino o dall'adulto ma elabora in lui e per lui un primo concetto di indipendenza.

L'immagine è stata presa da: http://blog.panorama.it/culturaesocieta/2009/11/04/i-genitori-di-padri-separati-si-uniscono-non-vogliamo-piu-vedere-i-nostri-figli-umiliati/

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