giovedì 7 luglio 2011

Bibliografia e sitografia

Per ulteriori informazioni o approfondimenti:
  • B.Q. Borghi "Nido D'infanzia 1. Buone pratiche e problemi degli educatori" Edizioni Erikson 2007
  • D'Orico L. CasibaR., "Osservare per educare", Carocci, Roma, 2006
  • Appunti e discussioni avvenute durante il corso di Programmazione e Valutazione educativa, Prof. E. Restiglian
  • Appunti acquisiti durante il corso di Psicologia dello sviluppo e delle relazioni familiari con osservazione dei processi di sviluppo infantile, Prof. D. Lucangeli
  • Appunti e discussioni avvenute durante il corso di Neuropsichiatria infantile, Prof. E. Donidotti

Dalla teoria alla pratica.. alcune proposte di lavoro! LA CONQUISTA DEL VASINO!

Dopo una fase puramente introduttiva, seguita da un approccio più diretto con l'argomento (restante estraneo tuttavia alla realtà effettiva), dovrebbe seguirne una più concreta, nella quale si chiede al bambino se si sente pronto a togliersi il pannolino e ad usare il vasino o il water. Questa fase è senz'altro quella più delicata, in quanto costituisce il momento in cui viene chiesto al bambino di mettersi in gioco in prima persona. Mentre nelle fasi precedenti il vasino veniva usato per esempio dai personaggi delle storie, ora è il bambino stesso che deve farne un uso concreto. Prima ancora di usare il vasino, però, deve accettare l'idea di togliere il pannolino e di stare senza. Ecco dunque che ci si chiede: "Come farglielo accettare?". A tal proposito si consiglia di collocare questo passaggio nei mesi estivi, in quanto l'arrivo del caldo può indubbiamente favorirlo. Il pannolino, infatti, in questo periodo provoca irritazioni della pelle per via dell'aumentata sudorazione ed è così che i bambini in estate possono farne volentieri a meno. Anche se questa non è una vera e propria  accettazione, costituisce però un importante condizione per raggiungerla. Come si è detto più volte il controllo sfinterico non è immediato per cui anche se il bambino desidera che gli venga tolto il pannolino, ciò non significa che abbia acquisito immediatamente la consapevolezza degli stimoli del proprio corpo. Tale decisione, probabilmente, anzi sicuramente, è dettata più che da un fastidio che da una voglia di autonomia. Gli adulti di riferimento (educatrici e genitori) devono a questo punto aiutare il bambino ad acquisire consapevolezza del proprio corpo e delle sue relative funzioni.

Come procedere

1. Il primo passo verso l'autonomia è di chiedere al bambino di togliere il pannolino e di mettere le mutandine. Questa richiesta non dovrà essere vissuta dal bambino come un'imposizione o un ordine, ma l'educatrice dovrà fare in modo che parta dal bambino la voglia di assecondarla. Affinché aumenti la probabilità che ciò accada, l'adulto potrà fare riferimento al famoso percorso di lettura animata della prima fase. Nel caso in cui il bambino manifesti disagio nel togliere il pannolino o nell'avvicinarsi al vasino, l'educatrice potrà raccontargli una storia che gli aveva già raccontato altre volte soffermandosi sui passaggi più importanti e provando a mettere i bambini nei panni del protagonista. Si potrebbe chiedere al bambino :" Ti ricordi di X? X era contento di stare senza pannolino... prova anche tu dai!". Ricordiamo che il bambino in tale passaggio deve essere costantemente supportato e rassicurato.




2. Una volta che il bambino rimane solo con le mutandine deve sperimantare il fatto di sentirsi bagnato o sporco. Fare la pipì o la cacca nelle mutandine serve al bambino per prendere coscienza di questa operazione. Senza un contenimento la pipì scivola lungo le gambe o la cacca rimane nelle mutandine sporcandole. Questo fatto le prime volte, segna un momento molto importante. Da un punto di vista cognitivo il bambino si rende conto che è successo qualcosa di diverso rispetto a tutte le altre volte e deve capire cosa, come e perché è successo. Da un punto di vista emotivo, egli infatti, mostra un grande stupore tant'é che si sorprende e a volte può mostrare un grande interesse per i suoi prodotti. L'adulto a questo punto lo aiuta a comprendere come funziona il suo corpo e come restare pulito senza avere bisogno del pannolino.

3. Qualora il bambino diventi consapevole del proprio corpo ( avverte lo stimolo e avvisa l'adulto di riferimento, denomina parti del corpo e dell'apparato genitale, indica con i relativi nomi i propri prodotti quando li fa o sente per farli, prova fastidio a stare sporco o bagnato e comunica il desiderio di essere cambiato), è a quel punto che lo si invita a stare seduto sul vasino e a provare a fare lì i propri bisogni fisiologici. Tuttavia non bisogna escludere il fatto, che potrebbe in ogni caso esprimerci il suo disappunto. Questo stato di disagio potrebbe nascere dal fatto di sentirsi teso e sotto pressione o dal fatto che, mentre prima (durante il gioco) gli si permetteva di stare seduto con i vestiti ora gli si chiede di farlo senza. Una soluzione al primo punto potrebbe essere quella di creare un contesto tranquillo e di distrarre il bambino nel momento in cui decide di sedersi, raccontandogli una storia o dandogli in mano un rotolo di carta igienica con cui giocare. Una volta che il bambino è seduto sul vasino, ciò non implica il fatto che di lì a pochi secondi farà la pipì o la cacca. Potranno passare svariati minuti o potrà addirittura non farla. Se il bambino desidera alzarsi l'adulto cercherà di non insistere e proverà in un secondo momento, se invece resterà seduto aspetterà con pazienza che avverta lo stimolo per farla. Una soluzione al secondo punto, potrebbe essere quella di osservare i propri compagni. Il momento dell'educazione al vasino viene proposto, infatti, come momento collettivo che s trasforma in un'occasione di alta socializzazione all'interne del quale i bambini possono interagire tra di loro e apprendere gli uni dagli altri. Può capitare così, che osservando i propri compagni o i bambini più grandi sia spinto dalla tendenza ad imitare quanto stanno facendo.

4. I bambini verranno seguiti e accompagnati quotidianamente dal gruppo delle educatrici al nido e dai loro genitori a casa. Giorno dopo giorno, diventeranno sempre più sicuri del loro corpo conquistando così più facilmente la loro autonomia. Avvertire lo stimolo, comunicarlo, fare i bisogni nel vasino e desiderare di essere cambiati diventeranno a poco a poco azioni abituali che entreranno a far parte delle routine di ciascuno.










lunedì 4 luglio 2011

Dalla teoria alla pratica.. alcune proposte di lavoro e qualche passetto in più!

Dopo una fase introduttiva, durante la quale il bambino ha modo di familiarizzare con l'argomento, sarebbe bene continuare e procedere con una fase più concreta in cui possa mettersi alla prova in prima persona. Ciò che si propone in questa fase è un approccio concreto del vasino o del water, a seconda di quello che il bambino si sente di fare. L'idea non è quella di far usare questi oggetti nella loro funzione primaria e quindi di usarli direttamente per fare la pipì e la cacca, ma si cercherà piuttosto di innescare nel bambino il desiderio di prenderci confidenza e di volerli usare in alternativa al pannolino. Come nella fase precedente l'obiettivo sarà quello di proporre la familiarizzazione dell'oggetto e di accantonare per il momento l'idea di farglielo usare concretamente. Dal momento che per il bambino diventa tutto più semplice se lo si pone in un contesto di gioco, per realizzare il nostro obiettivo propongo qui di seguito un'attività che sfrutta la capacità simbolica e rappresentativa propria dei bambini intorno ai 18-24 mesi d'età.

immagine presa da:   http://blogdisalvataggio.blogspot.com/2010/03/vasini.html

Attività:  VASINO,
BRUM BRUM!








DESTINATARI
Bambini aventi un'età compresa tra i 18-36 mesi.

TEMPI E SPAZI
Si prevede una durata dell'attività che va dai 20 ai 30 minuti circa. L'attività si svolgerà all'interno del contesto sezione.

      
- favorire lo sviluppo della creatività;
- favorire il gioco simbolico;
- utilizzare oggetti e situazioni reali elaborandoli con originalità;
- favorire l'immedesimazione in un percorso fornito dall'educatrice;
- familiarizzazione dell'oggetto.

OBIETTIVI SPECIFICI
- saper indicare e chiamare con il nome corretto l'oggetto con cui si gioca (vasino o vasetto);
- non aver paura dell'oggetto;
- sapersi appoggiare concretamente sul vasino assumendo dunque una posizone comoda con il culetto e le gambe;
- alzarsi senza difficoltà e senza cadere;
- imitare persone reali alla guida (mamma, papà, baby sitter...).

MATERIALI DI LAVORO
Vasini, rotolidi carta igienica e qualsiasi altro oggetto a discrezione della fantasia e della creatività del bambino.

SVILUPPO
L'educarice invita i bambini a trasformare i vasini in macchinine e ad usare i rotoli di carta igienica al posto dei volanti o delle ruote. Prima che i bambini partano ognuno con la propria macchinina, si costruiscono delle piste con i vari pezzetti di carta igienica. a quetso punto ciascun bambino può salire sulla propria macchinina e far finta di guidare per le strade della città! L'educatrice può far finta di essere il semaforo e di bloccare o lasciar passare i vari bimbi! Può far finta anche di chiedere al bambino di accompagnarla da qualche parte e farsi dire dove vorrebbe andare. L'adulto deve assecondare il gioco del bambino e farsi portare dove vuole lui con la sua "macchinina" (a casa sua o a casa della nonna, al parco...).

VARIANTE
Se al bambino non piace l'idea della macchinina si può chiedere dove gli piacerebbe salire (il vasino potrebbe diventare un cavallo, un cagnolino, una sedia...).

sabato 2 luglio 2011

Dalla teoria alla pratica... alcune proposte di lavoro!

Come è già stato ripetuto più volte è importante lasciare libero il bambino nella decisione di togliere o meno il pannolino e di non forzarlo nella sua scelta. Ciò però non esclude il fatto di poterlo abituare all'idea di abbandonare il panno, ricorrendo a degli approcci più indiretti. Iniziare precipitosamente potrebbe procurare un blocco psicologico al bambino, con la conseguenza di posticipare di gran lunga il momento più opportuno per togliere il pannolino. Se il bambino invece, viene preparato psicologicamante e lo si avvicina gradualmente all'argomento, tutto può diventare più semplice e agevolare il grande passo. La prima cosa da fare dunque è quella di avviare e accompagnare il bambino in un percorso che lo aiuti a familiarizzare con l'idea di fare a meno del pannolino e cominciare ad usare il vasino o il water.  A tal proposito si propone un percorso di lettura animata, attraverso cui si cercherà di attirare l'attenzione del bambino sull'argomento presentandogli storie accattivanti e originali. Ricordiamo che abbiamo di fronte dei piccoli interlocutori, per cui in questa fase solamente introduttiva non bisogna pensare di condurre delle "lezioni frontali", ma il tutto dovrà essere presentato sotto forma di gioco! A partire, infatti, dalla capacità di immedesimazione totale che i bambini hanno nel momento in cui li si pone nella condizione di potersi calare in una realtà fittizia, si cercherà di sollecitare la loro fantasia e di farli identificare con i personaggi della storia. Così facendo, potranno sentirsi liberi di seguire le azioni dei protagonisti, decidere o meno se fare come loro e compiere dunque dei passi in avanti verso la loro autonomia. In questa fase non si fa altro che fornire ai bambini dei piccoli input che saranno colti o meno da loro stessi.
Durante la mia esperienza di tirocinio (che sto tuttora svolgendo), ho realizzato presso l'ente in cui sono ospite un piccolo progetto riguardante il controllo sfinterico e ho attuato con un piccolo gruppo di bambini il percorso di lettura sopra citato. Ai bambini è piaciuto molto e c'è stato anche qualche risultato piuttosto soddisfacente. Consiglio dunque a chi fosse interessato ad avviare un percorso di educazione al controllo degli sfinteri, di ricorrere al mondo della letteratura, in quanto valido strumento per ottenere grandi risultati con i bambini. Le storie devono essere chiare e semplici sia per quanto riguarda il testo, che le immagini. In questo modo i bambini faranno meno fatica a seguire la trama e si sentiranno maggiormente coinvolti.
Propongo qui di seguito i titoli di alcune storie:




B. Charlat, Caccanimali, Milano, Ape Junior, 2005;
                                                        
G. Van Genechten, Posso guardare nel tuo pannolino, Amstedam, Cornaredo: Clavis Il castello, 2009;






M. Nava, D. Giucciardini, Basta pannolino, "I senza parole", Lapis, 2009.

domenica 22 maggio 2011

La collaborazione tra adulti: alleanza educatori-genitori!

Per un bambino che frequenta il nido è necessario attuare, al fine di mantenere il suo equilibrio intrapsichico, quella che viene detta la cosiddetta continuità orizzontale tra ente e famiglia. Ogni scelta presa nell'interesse del bambino, deve nascere di comune accordo tra gli adulti che se ne prendono cura e dal momento che a occuparsene sono tanto le educatrici quanto i genitori, è importante che sia portata avanti coerentemente sia in ambito familiare che in quello educativo. Affinché ciò accada sono necessari due elementi: fiducia e collaborazione. Educatori e genitori devono cercare delle vie per venirsi incontro, abbassare ogni tipo di difesa e fidarsi l'uno delle capacità e delle competenze dell'altro dando vita così ad uno spazio comunicativo il cui fulcro delle loro decisioni sia il benessere del bambino. In un percorso all'educazione sfinterica questo tipo di rapporto  è indispensabile.
L'educazione al controllo sfinterico non deve nascere solamente al nido, ma deve continuare anche a casa con i propri genitori, o viceversa se inizia entro le mura domestiche i genitori devono provvedere a informare le educatrici affinché prosegua anche al nido. è importante dunque che tra le due parti ci sia una costante informazione e una profonda collaborazione. Se così non fosse, la conquista compiuta dal bambino ancora prima di essere qualcosa di inutile, diventerebbe per il bambino stesso motivo di confusione e di destabilizzazione emotiva. Il bambino, infatti, non capirebbe perché all'asilo debba usare il vasino mentre a casa no o viceversa e vivrebbe il tutto come una terribile costrizione e frustrazione. Il passaggio dal pannolino al vasino e poi al vater, nel momento in cui viene effettuato al di là dello spazio familiare deve trovare una coerenza di modalità, gestione e tempi da parte delle figure che lo mettono in pratica. Il bambino deve avere la certezza che i suoi sforzi per una conquista così importante e impegnativa siano ripagati da più figure di riferimento.
Si rimarca ancora una volta l'importanza di cogliere il momento più opportuno per cominciare a proporre al bambino di togliere il pannolino. Se la decisione viene espressa dal bambino stesso si può provare ad assecondarla dopo averne discusso con il genitore, se la decisione invece viene espressa unicamente dal genitore e non si riscontra nel bambino la stessa volontà si deve valutare bene la situazione. L'intenzione a voler togliere il pannolino al proprio figlio deve nascere di pari passo a quella del bambino stesso, il quale mostra attraverso il suo comportamento la volontà di compiere tale passo (dopo la nanna si sveglia asciutto, desidera di voler togliere il panno in quanto gli procura fastidio, chiama l'adulto prima di fare la pipì o la cacca...). Se il genitore vuole togliere il pannolino al bambino e quest'ultimo (anche se è nell'età in cui potrebbe cominciare) non dà alcun segno al nido di voler far lo stesso, bisogna cercare di far capire al genitore che forse non è ancora il momento e che non deve in alcun modo mettere fretta al proprio figlio. Se al contrario il bambino dà tutti i segnali di voler compiere tale passo, mentre il genitore è restio nel volerlo assecondare bisognerà lavorare con quet'ultimo e indagare cautamente sui motivi che lo spingono a trattenere il proprio figlio ancora legato al pannolone. 
immagine presa da: http://digilander.libero.it/mollar/PannolinoGemelli.htm

mercoledì 13 aprile 2011

Il ruolo delle educatrici o più in generale dell'adulto.

Da quanto è emerso finora si capisce che il controllo sfinterico non è un qualcosa di innato ma bensì una tappa complessa che si acquisisce gradualmente. Per tale ragione gioca un ruolo fondamentale l'adulto il quale ha il compito di accompagnare il bambino in quel percorso che gli consentirà di raggiungere la propria autonomia pur sempre nel rispetto dei suoi tempi e dei suoi ritmi. La figura dell'adulto è stata più volte rimarcata nel corso dei vari argomenti trattati, tuttavia è rimasta sempre in secondo piano intravedendo solo di sfuggita la sua funzione e la sua notevole importanza. A tal proposito sarà mia intenzione metterla in evidenza e sottolinerarne alcuni aspetti.
Primo punto da tenere in mente nel momento in cui un adulto voglia intraprendere un percorso di educazione sfinterica con un bambino o con un gruppo di bambini è il fatto che devono essere quet'ultimi a volerlo. Il bambino deve vivere serenamente quest'esperienza e sentirsi libero da ogni forma di costrizione e aspettativa esterna a lui. La decisione di compiere questo passo è sua e di nessun altro ed è per questo che non lo si deve forzare ma lo si deve aspettare. L'atteggiamento dell'adulto in questo caso è decisivo. Nel caso in cui la figura educante eserciti troppe pressioni il risultato oltre che negativo, potrebbe essere addirittura compromettente per vari aspetti, primo fra tutti quello psicologico. Da questo punto di vista potrebbero insorgere nel bambino forme d'ansia e preoccupazioni, che potrebbero a loro volta dare luogo a forme di stitichezza determinando così dei disagi anche da un punto di vista fisiologico. Nel momento in cui inizia l'educazione sfinterica, la preoccupazione maggiore per il bambino è relativa alla capacità di controllo del proprio corpo. In questa fase iniziale il bambino nutre un forte senso di insicurezza nei confronti delle proprie potenzialità e spetta dunque alla figura guida avvalorare e mediare ai suoi eventuali dubbi e alle sue incertezze. Il bambino potrebbe ad esempio aver paura di non saper controllare gli sfinteri e quindi perdere la stima di sé in caso di fallimento. Affinché ciò non accada, l'adulto dovrebbe dimostrarsi sereno ed equilibrato ed evitare di sottolineare l'incapacità che potrebbe generare un sentimento di vergogna e un senso di colpa. Un altro aspetto che potrebbe essere compromesso è quello temporale, potrebbe infatti verificarsi uno sfasamento rispetto ai normali ritmi di maturazione fisiologica.
Immagine presa da: http://mammapuntoevirgola.blogspot.com/2010/02/vasino-sivasino-no.html
Nel caso in cui l'adulto abbia un atteggiamento rassicurante e incoraggiante, aumenta la probabilità che il bambino impari con maggiore facilità e naturalezza a controllare le proprie funzione sfinteriche.

sabato 9 aprile 2011

Lo sviluppo libidico e i meccanismi di fissazione e regressione

Da non sottovaluatare è la questione del piacere libidico, da un punto di vista qualitativo e quantitativo.
Niente di nuovo nel dire che a seconda della fase in cui l'individuo si colloca nel percorso di crescita, cambia la percezione di piacere che esso trae dall'investimento pulsionale o meno di alcune zone erogene. Nel caso della fase anale il piacere sarà legato alla suzione, nel caso di quella anale all'espulsione o alla ritenzione delle feci e infine nel caso della fase fallica il piacere sarà dato dalla minzione o dalla manipolazione degli organi sessuali. Il fatto che il soggetto sperimenti questo tipo di piacere nelle fasi in cui esso si trova, rientra nella normalità. L'affacciarsi di eventuali problematiche si presenta invece nel momento in cui, si ha un'altereazione qualitativa o quantitativa nel mentre in cui il soggetto sta provando piacere. Le fasi legate alla sviluppo libidico sono estremamente delicate e proprio in virtù di questo, ogni possibile alterazione può avere delle conseguenze devastanti nel normale andamento di maturità sessuale di un individuo tanto da provocare quelli che sono stati definiti i meccanismi di fissazione e di regressione. Si tratta fondamentalmete di meccanismi di difesa che l'individuo mette in atto di fronte a situazioni che non riesce ad elaborare o a superare correttamente. Per quanto riguarda la fissazione, tale meccanismo subentra nel momento in cui la pulsione parziale, la fase libidica, la zona erogena in quel momento privilegiata sono state fonti di intense esperienze affettive, piacevoli o dolorose. In questi casi l'eccessivo soddisfacimento o l'eccessiva frustrazione dei bisogni pulsionali provoca una sovrastimolazione "positiva" o "negativa" che induce  il soggetto ad "arrestarsi" in una una certa fase dello sviluppo psicosessuale con la conseguenza di un mancato avanzamento delle altre fasi. la fissazione pertanto comporta l'incapacità di una certa quota di energia pulsionale di passare alla fase successiva. Per quanto riguarda la regressione invece è quel meccanismo che permette all'energia pulsionale di rifluire verso punti focali di fissazione. Si tratta di un processo di ritorno attraverso cui la psiche di fronte a una situazione traumatica opera con modalità di funzionamento precedenti. La psiche dunque regredisce a un livello di sviluppo e di funzionamento mentale più primitivo. Tanto maggiore sarà l'energia pulsionale fissata, tanto maggiore sarà quella libera e utilizzabile per l'evoluzione successiva e saranno dunque maggiori le probabilità di regressione.

Nel caso della fase anale il bambino a conseguenza di una variabile X, potrebbe provare un eccessivo piacere o al contrario una forte frustrazione nel trattenere o nell'espellere le feci e ciò avrebbe delle gravi ripercussioni nell'apprendimento del controllo dei propri sfinteri. L'insorgere di eventuali disfunzioni potrebbe postecipapre di gran lunga l'aquisizione del controllo sfinterico generando disagi a livello psicologico e sociale per il bambino. Tuttavia eventuali ritardi nel percorso di educazione sfinterica non sono da considerarsi come patologie gravi o da ricondursi inevitabilmente ai meccanismi sopracitati. Tutto dal bambino, alla sua storia personale, alla famiglia, all'ambiente in cui vive, al nido che frequenta.. deve essere sempre contestualizzato!!!

Tali nozioni servono ad affrontare meglio da un punto di vista adulto il percorso di educazione sfinterica. L'adulto in base a tali nozioni può essere facilitato nella comprensione rispetto alla concezione che il bambino ha di sé e del proprio corpo e inoltre può essere agevolato ad affrontare meglio l'insorgere di eventuali problemi riguardanti tali tematiche.

sabato 19 marzo 2011

La fase anale e il controllo sfinterico

Premesso che tutte le fasi dello sviluppo sessuale di cui si è parlato precedentemente godono della medesima importanza, sarà però la fase anale su cui focalizzeremo il nostro interesse dato lo stretto legame con l'argomento di cui stiamo trattando.
Durante questa fase (tra i 18 e i 36 mesi) il bambino acquisisce il controllo delle funzioni sfinteriche che corrispondono all'espulsione e alla ritenzione delle feci e da un punto di vista prettamente psicologico questo fatto fa nascere e accrescere in lui un sentimenti di autonomia e di autostima. L'idea di controllare volontariamente la defecazione e di affidarsi alle proprie capacità liberandosi eventualmente da un oggetto esterno quale il pannolino, conferisce al bambino un senso di potere manifestato dal fatto di poter decidere attivamente rispetto agli stimoli del suo corpo. Il fatto che il bambino sia in grado di ascoltare i propri stimoli e controllarli in un certo qual senso non costituisce il punto d'arrivo di una ormai raggiunta educazione sfinterica ma solo il punto da cui partire. Il bambino infatti deve compiere un passo in più e imparare primo a esplicitare lo stimolo e secondo a "contestualizzarlo". Il fatto di avvertire lo stimolo e decidere volontariamente se trattenerlo o espellerlo deve essere accompagnato dalla capacità da parte del bambino di comunicare questo verbalmente o meno a chi gli sta attorno e dalla capacità inoltre di sapere dove recarsi o cosa usare nel momento in cui questo avviene. Se il bambino viene educato correttamente a ciò, nel momento in cui sarà necessario avvertirà i genitori o le educatrici e verrà così recato o si recherà autonomamente al bagno dove userà il vasino o il vater.
Il percorso dell'educazione al controllo degli sfinteri è un percorso delicato e proprio per questo deve adottare  delle precise ed equilibrate modalità di conduzione. Durante la fase anale il "dare" o "trattenere" le feci non sono dei meccanismi fisiologici come può essere per gli adulti, ma per il bambino queste azioni di routine si collocano in una sfera prettamente psicologica assumendo un valore simbolico. Il bambino concepisce le proprie feci al pari di un oggetto prezioso e veicolano un significato simbolico di grande valore, in quanto il bambino le considera una sorta di oggetto-dono, contenuto prodotto o parte del proprio corpo. L'importanza che il bambino trasferisce ai propri prodotti fecali deve trovare un riscontro nell'atteggiamento degli adulti che gli stanno attorno, nel senso che il bambino deve sentire che ciò che è importante per lui lo sia anche per le figure che lo accudiscono. Gli adulti dunque lo devono assecondare e lodare in ciò che fa in quanto questa prima forma di gratificazione non fa che aumentare il proprio sentimento di autostima e autonomia che sta nascendo in lui. Tale atteggiamento però deve andare scemando affinché il bambino cominci a uscire da una sfera prettamente simbolica e si addentri invece a capire effetivamente il funzionamento che sottende questo meccanismo fisiologico.

mercoledì 23 febbraio 2011

Freud e le fasi dello svoluppo psicosessuale (2°parte)

Come si è detto precedentemente Freud propone la suddivisione dello sviluppo libidico in tre fasi: la fase orale, la fase anale e la fase fallica e ciascuna di queste fasi è legata ad una zona erogena, che in quel periodo svolge un ruolo principale nella vita libidica. Con zona erogena s'intende ogni parte del corpo e del rivestimento cutaneo e mucoso che, opportunamente stimolata provoca eccitamento pulsionale, quindi una sensazione di piacere. In generale dunque, si può definire la zona erogena come una fonte pulsionale. Le parti del corpo che sono maggiormente esposte a stimoli di questo tipo, sono quelle legate al soddisfacimento dei bisogni organici e la motivazione è data dal fatto di essere connesse a organi vitali. Arriviamo così alle tre zone/fonti maggiormente investite da un punto di vista pulsionale, che sono la zona orale, la zona anale e la zone fallica-clitoridea.
La zona orale (che corrisponde alla fase orale e dura fino a un anno e 1/2) è la prima zona ad essere investita come fonte pulsionale ed è stimolata dalla suzione. Quando il bambinofa esperienza della suzione, il piacere che priva genera lo stto di bisogno e di eccitazione pulsionale, che ne induce la ripetizione. Il piacere che provoca la suzione è inipendente dalla necessità di nutrirsi: ciò è evidente  quando si osserva la funzione calmante che ha sul neonato il succhiare il pollice o il succhiotto.
La zona anale (che corrisponde alla fase anale e dura all'incirca fino i tre anni) comprende l'estremità inferiore del canale alimentare ed è connessa alla funzione del controllo degli sfinteri. Viene investita pulsionalmente in un periodo successivo all'investimento sulla zone orale. La sua stimolazione è legata all'espulsione/ritenzione delle feci, il bambino in questa fase infatti è spinto a fare una specie di giochetto tra il trattenere ed espellere le feci in quanto questo gli provoca una sorta di piacere.
In un'ultima analisi abbiamo la zona fallica (che corrisponde alla fase fallica clitoridea e dura dai tre ai cinque anni), che viene investita dopo la zona orale ed è stimolata dalla minzione o dalla manipolazione dei propri organi sessuali. Il bambino, infatti, in questa fase sposta la sua atttenzione sulla parte dei genitali che sono il glande nel maschio e il clitoride nella femmina. Si tratta di una fase di grande scoperta, dove il bambino comincia a notare le prime differenze anatomiche tra maschi e femmine e comincia inoltre a gettare le basi per la costruzione della propria identità sessuale.
Ogni zona ha la sua funzione e il suo peso nella crescita di ciascun bambino ed è per questo che non devono essere saltate per nessun motivo, ma anzi una volta individuate ne deve essere agevolato e facilitato il passaggio dall'una altra. Affinchè il bambino cresca sanamente è indispensabile che riesca a passare da una zona a quella successiva nei tempi in cui solitamente ciò avviene ed è importante inoltre che la zona erogena  in quel momento interessata, non subisca alcun tipo di alterazione positiva o negativa che sia. Con ciò s'intende eccessivo sodisfacimento o eccessiva frustrazione dei bisogni pulsionali come conseguenza ad esempio di intense esperienze affettive, piacevoli o dolorose. (Per ulteriori approfondimenti consultare il sito http://www.ass-arcano.it/freud/fre5.htm).

venerdì 11 febbraio 2011

Freud e le fasi dello sviluppo psicosessuale (1°parte)

Nel post precedente si era accennato ad alcuni studi freudiani condotti in merito allo sviluppo pisicosessuale e con particolare riguardo al fatto che, anche nella sessualità infantile la sensazione di piacere diviene un punto fondamentale. Vediamo insieme di analizzare e capire i principali punti di tale questione.
Innanzitutto Freud individua lo sviluppo psicosessuale sulla base dello sviluppo libidico, il quale a sua volta è basato sulle pulsioni. Gli elementi che costituiscono la pulsione sono: la spinta ossia il fattore quantitativo di cui è dotata ogni pulsione, la fonte ossia l' origine interna di ogni pulsione definita come luogo (zona erogena, organo,apparato) o processo somatico che viene definito come eccitazione, la meta vale a dire l'attività a cui spinge la pulsione e che porta ad una risoluzione della tensione interna (soddisfacimento) e l'oggetto che rappresenta sia il fine che il mezzo attraverso il quale la pulsione raggiunge la sua meta, cioè un certo tipo di soddisfacimento. La pulsione dunque è la spinta, la carica energetica o ancora il fattore di motricità che fa tendere l'organismo verso una meta. La pulsione ha la sua fonte in una eccitazione somatica (stato di tensione), la sua meta è di sopprimere la stato di tensione che regna nella fonte pulsionale; la pulsione può raggiungere  la sua meta nell'oggetto o grazie ad esso.
Dopo tale premessa, passiamo agli studi che Freud ha condotto in merito alla sessualità infantile. Raccolti nei Tre saggi sulla teoria sessuale, essi sono una descrizione dello sviluppo genetico della sessualità infantile diviso in tre importanti fasi : la fase orale, la fase anale e la fase fallica. Prima di andarle a vedere nel dettaglio però, e di capire il nesso tra il nostro principale argomento e il tema di cui si sta trattando è necessario fare una precisazione: il modello di sviluppo della libido proposto da Freud è di tipo epigenetico. In generale, si definisce il Modello Epigenetico come una mappa integrale, funzionale a dare una visione integrale dell'essere umano e della sua perfettibiltà in ogni ambito e Freud ha cercato di fare questo nell'ambito sessuale attraverso l'individuazione di varie fasi. Fasi che non si delimitano ad un breve arco di vita, ma che si protendono lungo l'intero cammino evolutivo durante il quale si sviluppano continuamente nuove strutture formando con le precedenti un tutto unitario e coerente con la crescita propria di ogni individuo o più precisamente con il processo biologico di maturazione dell'individuo stesso. Da ciò si intuisce che la fonte pulsionale (punto cardine della sessualità secondo Freud), nonostante abbia un ugual peso tanto per la sessualità adulta quanto per quella infantile, differisce però per il grado di maturazione fisica, fisiologica, psicologica, neurologica che vi è tra adulto e bambino. Parlare di sessualità infantile dunque non è la stessa cosa che parlare di sessualità adulta, anche se è pur vero che le due non possono comunque essere completamente slegate l'una dall'altra dal momento che la sessualità adulta trova le sue fondamenta in quella infantile.

domenica 6 febbraio 2011

Lo sviluppo psicosessuale e il controllo sfinterico

Un aspetto da non sottovalutare quando si parla del controllo sfinterico, è lo sviluppo psicosessuale del bambino. Innanzitutto bisogna chiarire il termine psicosessuale, con il quale si usa definire lo sviluppo e il funzionamento della personalità in quanto essi possono essere influenzati dalla sessualità dell'individuo. quest'ultima a sua volta dipende essenzialmente da quattro fattori: identità sessuale, identità di genere, orientamento sessuale e comportamento sessuale. Rispetto ai quattro sono i primi due a interessarci in quanto è in merito ad essi che il bambino comincia a conoscersi e a delinearsi sia fisicamente che psicologicamente. L'identità sessuale è costituita dalle caratteristiche biologiche di una persona: cromosomi, genitali esterni, genitali interni , composizione ormonale, gonadi e caratteristiche sessuali secondarie. L'identità di genere invece è quella sensazione di appartenere o meno a un sesso ed è quindi la sensazione di sentirsi maschio o femmina e che dovrebbe in uno sviluppo normale rispecchiare coerentemente l'identità sessuale. Il bambino soprattutto nei primi anni di vita, non è assolutamente estraneo a tutto questo e non si può nemmeno considerarlo tale.
Prima di approfondire il discorso è essenziale chiarire anche un altro punto, ossia che cosa s'intende con il termine di sessualità quando viene riferito all'infanzia. Quando si parla di sessualità spesso s'incorre nell'errore di associarla alla "pratica sessuale" e se così fosse sorgerebbe spontaneo chiedersi che cosa possa effetivamente centrare con l'infanzia e più propriamente con bambini aventi un'età compresa tra gli 0 e i 3 anni. Consultando invece un manuale di neuropsichiatria o in alternativa navigando su internet alla ricerca del significato, si scopre che attorno a tale termine si articola un discorso ampio e complesso. La sessualità, dunque, in ambito umano si profila come un aspetto fondamentale e complesso del comportamento che riguarda da un lato gli atti finalizzati alla riproduzione e alla ricerca del piacere e da un altro anche gli aspetti psicologici, sociali e culturali che si sono evoluti in relazione alle caratteristiche diverse del genere maschile e femminile. Tale termine dunque non si esaurisce certo nel puro atto sessuale, ma riguarda l'intera crescita dell'individuo e coinvolge tutta la sua vita relazionale da un punto di vista biologico, psicologico e culturale.
Dopo tale premessa, nel momento in cui allora si parla di infanzia e sessualità si intuisce come quest'ultima possa rappresentare uno straordinario mezzo di conoscenza per il bambino. Il bambino infatti fortemente incuriosito dal suo corpo ma anche dal corpo degli altri, dalle idee o dagli stereotipi che ne ruotano attorno, dal suo funzionamento e dagli eventuali cambiamenti che può subire comincia a conoscersi da un punto di vista fisico ma anche psicologico, a notare le differenze o le somiglianze e a porsi degli importanti interrogativi. Un riscontro di tutto ciò può essere dato dal fatto che già a 2-3 anni il bambino sembra riconoscere la sua appartenenza ad un sesso e questo succede perché innazitutto arriva a capire la propria identità di sessuale e a interiorizzare conseguentemente anche la propria identità di genere.
Il bambino prima di arrivare a questo importante passo, spinto come si è già detto da una forte curiosità sessuale osserva, sperimenta e manipola il proprio corpo scoprendo dunque anche il proprio organo genitale, il suo funzionamento e il proprio sesso.
La scoperta del sesso si accompagna così alla sua manipolazione. Integrata, inizialmente verso i 6-7 mesi negli schemi sensomotori che favoriscono la scoperta del corpo, la manipolazione dell'orgno sessuale diviene ben presto un'attività a sé stante in cui la ricerca di un piacere masturbatorio diviene essenziale. Anche nella sessualità infantile la ricerca del piacere è un punto cardine, su cui però ritorneremo a parlarne prossimamente proponendo alcuni studi che Freud ha fatto al riguardo.
Dopo tale digressione, riprendiamo il discorso dicendo che le prime manipolazioni sessuali più precoci (dai 6-7mesi) incluse negli schemi senso motori sono possibili solo nel maschio per motivi di configurazione anatomica dove la sessualità dei bambini infatti è ben visibile e reperibile a differenza delle bambine.
vere e proprie masturbazioni compaiono verso i 2-3 anni, sia nel maschio che nella femmina, decrescono per 1-2 anni , riprendono poi intensamente tra i 5-6 anni sia come masturbazione diretta sia come attività ritmica: dondolamento del corpo, flesso-estensione delle cosce, ecc. Da questo punto di vista la bambina scopre non solo il suo clitoride ma anche la sua vagina proprio come il maschio scopre il pene.
Ecco allora che questa fase di scoperta in concomitanza con l'inizio dell'educazione al controllo sfinterico è di importanza assoluta. Il bambino in questa fase di scoperta non solo ha un approccio diretto con alcune parti del suo corpo, ma ciò lo induce anche a scoprirne il funzionamento e tutti gli stimoli che le investono imparando così (sollecitato magari da figure adulte) ad ascoltarli e a controllarli. A proposito di figure adulte, l'adulto gioca un ruolo molto importante, in quanto può fungere da modello agli occhi del bambino. Il bambino, infatti, identificandosi con la figura parentale dello stesso sesso è spinto ad imitare i comportamenti e gli atteggiamenti della madre o del padre. Questo principio di imitazione può essere accentuato ancora di più, nel momento in cui oltre ai genitori il bambino può confrontarsi anche con fratelli o sorelle. La curiosità sessuale del bambino è normale essere volta non solo nei confronti del proprio corpo, ma anche verso la sessualità adulta dalla quale notando somiglianze e differenze vi è un'ulteriore conoscenza e affermazione di sé e di quello che si è. A questo punto, maggiore è la conoscenza e la confidenza che il bambino ha con il proprio corpo e maggiore sarà anche la probabilità che accetti con minore indugio il fatto di cominciare a fare a meno del pannolino.


Riferimenti bilbliografici e sitografici:
D. Marcelli, "Psicopatolgia del bambino", Elsevier, 2009
http://it.wikipedia.org/wiki/Sessualit%C3%A0 
http://www.inpsico.org/2009/05/sessualita-normale-e-psicosessualita_28.html

domenica 16 gennaio 2011

Approfondiamo la questione

L'educazione sfinterica costituisce un momento denso di significati anche alla luce di ulteriori aspetti. Uno di questi è il fatto che il bambino concepisce le proprie feci al pari di un oggetto prezioso. Le materie fecali veicolano un significato simbolico di grande valore, in quanto il bambino le considera una sorta di oggetto-dono, contenuto prodotto o parte del proprio corpo. A ciò si lega un altro aspetto costituito dalle cosiddette dimensioni del "dare" e "trattenere" analizzate rispettivamente da Freud e Erikson. Il primo sostiene a tal proposito che dare e trattenere i propri prodotti diviene per il bambino una modalità di rapporto privilegiato con la figura di riferimento e in particolar modo con la madre e per questo l'atteggiamento educativo di quest'ultima rappresenta un contributo per la strutturazione della personalità del bambino. Si tratta di mostrare al bambino una prima forma di gratificazione e nello stesso tempo di sviluppare un adeguato autocontrollo.
Il secondo afferma che "il raggiungimento della maturità muscolare prepara il terreno per l'esperienza di due insiemi simultanei di modalità sociali: trattenere e lasciare andare". Erikson dà una lettura particolare riguardo ai significati che conducono alla definizione e agli atteggiamenti che il bambino ha sulla propria produzione al dare e e al ricevere e più tardi al denaro e alla sua accumulazione e al suo sperpero. Nonostante la sua possa sembrare una lettura azzardata della questione, Erikson con ciò vuole sottolineare come tutta la quotidinità del bambino si definisce e ridefinisce in questo periodo. Buona parte delle fondamenta della sua personalità e del suo rapporto con il dare e il ricevere anche sotto il profilo economico ma non solo, vengono gettate proprio entro i confini di questo periodo in base a quanto avviene tra bambino e ambiente educante e in base all'atteggiamento che gli adulti hanno nei suoi confronti.

martedì 11 gennaio 2011

"Rivoluzione sfinterica"... Sorge il concetto di indipendenza nel bambino.

Fino a questo punto abbiamo parlato del controllo sfinterico come un meccanismo fisiologico, una pratica, un momento delicato, una tappa importante ed essenziale nel percorso di crescita di un bambino. L'importanza che viene attribuita a questa conquista è tale, tanto da divenire molto spesso motivo di vanto e fonte di orgoglio per mamme e papà. Proprio per questo a volte i genitori (non tutti ovviamente), presi dalla smania di voler emancipare il proprio bambino, tendono ad anticipare il fatidico momento o a esercitare pressioni sul bimbo commettendo così dei gravi errori. Si è detto più di una volta che non è semplice capire quando il bambino sia pronto oppure no, ma non è così difficile capire che è lui il "protagonista" e che dobbiamo rispettare i suoi tempi.
Il controllo degli sfinteri dunque deve essere una conquista che parte dal bambino e non dagli adulti che gli stanno attorno, quest'ultimi infatti lo potranno motivare e affiancare ma non potranno mai sostituirsi a lui. Se ciò avvenisse, nel bambino non sorgerebbe quel concetto di indipendenza che va di pari passo ad un'efficace educazione sfinterica. Quando all'inizio, infatti, abbiamo introdotto il tema del controllo sfinterico parlandone come di una tappa importante ed essenziale, intendevamo riferirci alla rilevanza che esso assume in primis  nella vita dei bambini e poi secondariamente nella vita dei genitori. A volte però questo non succede e sono gli adulti a prendere il sopravvento quando invece bisognerebbe fermarsi e chiedersi che cosa rappresenta questa fase per il bambino e come quest'ultimo si rapporta in merito ad essa.
Foto: la Presse
Da un punto di vista psicologico, l'atto del controllo determina nel bambino una sorta di "rivoluzione" ed implica una ridefinizione di tutto ciò che il bambino è stato fino a quel momento e di tutto ciò che gli adulti fino a quel momento hanno significato per lui. Il bambino a questo punto è spinto a mettersi in discussione, in quanto è invitato a riconoscersi come entità separata dalla figura di riferimento (la madre o l'educatrice) e ad abbandonare il pannolino. Ovviamente il bambino andrà accompagnato gradatamente verso queste due grandi conquiste. Per quanto riguarda la prima si vuole porre in evidenza il fatto che il bambino, nonostante possa costantemente fare affidamento al proprio caregiver necessita di staccarsi da lui e cercare la propria indipendenza. Con ciò s'intende dire che il bambino non deve più aspettare che l'adulto si sostituisca a lui rispondendo a i suoi stimoli, perché sarà il bambino stesso che imparerà a riconoscerli e a fornire autonomamente de "feedback"corretti e tempestivi. Per quanto riguarda la seconda, ciò che si vuole evidenziare è il fatto che il bimbo nel momento in cui abbandona il pannolino, comincia fare affidamento sulle proprie capacità anziché su un oggetto esterno. Un po' alla volta capirà che per soddisfare i suoi bisogni e gestire le proprie funzioni, dovrà mettersi in ascolto del proprio corpo e riconoscerne gli eventuali stimoli.  Proprio perché allora non si sta parlando di un semplice meccanismo ma di qualcosa che va al di là di questo, il bambino in questa fase non si stacca semplicemente dal pannolino o dall'adulto ma elabora in lui e per lui un primo concetto di indipendenza.

L'immagine è stata presa da: http://blog.panorama.it/culturaesocieta/2009/11/04/i-genitori-di-padri-separati-si-uniscono-non-vogliamo-piu-vedere-i-nostri-figli-umiliati/

lunedì 3 gennaio 2011

Per un'efficace "educazine al vasino".. alcuni punti da cui partire!

Facciamo un piccolo passo indietro e andiamo a ripescare alcuni concetti che hanno dato inizio a questo blog. Si è detto che "insegnare l'autonomia non è semplice e perché non diventi un'operazione stressante tanto per bambini quanto per adulti bisogne essere a conoscenza d alcuni punti", o ancora " la strada verso l'autonomia è tanto più semplice quanto più ci si sforza di conoscere il bambino e di capire quali siano i suoi punti forti". Per finire si è messo in evidenza anche un altro punto di estrema importanza senza il quale non potrebbe avere inizio un efficace percorso volto all'autonomia del bambino. Tale punto riguarda il fatto di essere in grado di cogliere il momento in cui il bambino si sente pronto a compiere questo passo, momento costituito da una serie di segnali più o meno espliciti di natura fisiologica, neurologica, psicologica ecc.. che il bambino stesso fornisce e che gli adulti che gli stanno attorno devono captare. La domanda che a questo punto allora sorge spontanea è : "quali sono questi segnali e come fare a coglierli?". Vediamolo insieme.

In genere l'educazione sfinterica ha inizio intorno al compimento del diciottesimo mese in quanto è a partire da questa età che si ha una combinazione di elementi atti a favorirne l'aquisizione.
1. In primo luogo il bambino è pronto da un punto di vista fisiologico a riconoscere lo stimolo.
Segnali che potrebbero far capire questa condizione potrebbero essere per esempio la volontà di imitare i compagni, il fatto di aver iniziato a regolarizzare i propri bisogni fisiologici o il fatto di cominciare ad acquisire un certo senso dell'ordine...
2. In secondo luogo si ha l'acquisizione del linguaggio che permette la comunicazione e la verbalizzazione dello stimolo. Il bambino non solo deve essere in grado di riconoscere il bisogno fisiologico, ma deve anche essere in grado di esprimerlo.
Segnali che potrebbero far capire questa condizione potrebbero essere dati dal fatto che il bambino denomina i suoi prodotti con i relativi nomi di "cacca" e pipì". o ancora dal fatto che il bambino comprende il linguaggio e riesce ad eseguire delle azioni su richiesta. un altro segnale potrebbe essere che avverte lo stimolo e avvisa l'educatrice (se è al nido) o il genitore (se è a casa).
3. In terzo luogo a partire dai 18-24 mesi il bambino acquisisce la funzione simbolica del pensiero. Questa capacità rappresentativa giustifica: la comparsa del linguaggio, la capacità di imitazione differita e la proposta di giochi simbolici. Il fatto che il bambino sviluppi questa funzione può rappresentare un carta vincente per il gruppo di educatrici.

A partire dai 18 mesi il bambino acquisisce dunque una serie di competenze e capacità, che gli permettono di affrontare con maggiore consapevolezza e serenità l'esperianza della propria autonomia corporale. L'aquisizione di queste competenze però, è bene sottolineare che non porta necessariamente all'aquisizione del controllo sfinterico, in quanto questa conquista non è immediata ed esse costituiscono pertanto solo il punto da cui partire. Il fatto che un bambino allora giunto al diciottesimo mese, non sia ancora in grado di controllare gli sfinteri, non deve meravigliare tanto meno allarmare. L'eventuale ritardo al raggiungimento di questa tappa non è da attribuire necessariamnte a un disturbo o addirittura a un'alterazione fisiologica, ma più semplicemente al fatto che il bambino non si senta ancora pronto. L'educazione sfinterica comporta dunque grandi tempi di attesa e comprensione tenendo conto anche del fatto che ogni bambino è diverso dall'altro. Spetta quindi alle educatrici o alle eventuali figure di riferimento, lavorare proprio all'interno di questi tempi e attivare delle piste che in qualche modo possano favorirli ed accorciarli nel momento in cui vi siano le condizioni per farlo.

L'immagine è stata presa da:  http://mamme.myblog.it/archive/2009/05/14/traguardo-vasino.html